PREISTORIA E PROTOSTORIA DI NICOSIA
Il territorio nicosiano è situato sul bacino superiore del fiume Salso, affluente del fiume Simeto; esso si insinua strategicamente tra i centri dei Nebrodi e quelli della Valle del Dittaino.
La sua particolare situazione geomorfologica ha favorito a Nicosia, durante la protostoria, il cosiddetto "trogloditismo", cioè l`insediamento umano in grotte naturali o artificiali, disseminate nel tessuto urbano di Nicosia e di Sperlinga, come ad esempio in C/da di Santi Quaranta (resti di una necropoli con ipogei scavati sudi una cresta rocciosa sul torrente Fiumetto), in C/da Perciata (tombe ad arcosolio), nel Balzo della Rossa (castello rupestre), a Monte S. Onofrio e Cozzo S. Marco (ipogei paleocristiani), e nelle grotte di Contrada Vaccarra.
In epoca romana e tardo-antica, gli insediamenti rupestri vennero poi usati principalmente a scopo funerario, mentre durante i secoli del medioevo vennero riutilizzati come castrum o luoghi privilegiati di controllo del territorio. Durante le epoche più recenti, le stesse grotte vennero infine utilizzate come abitazioni rurali e come siti produttivi (palmenti, fornaci, stalle, silos, ecc.).
In riferimento alla protostoria, nel sito di Nicosia si è ipotizzato di individuare antiche città dell’entroterra isolano di cui in atto non si conosce l’antica collocazione; in particolare:
- Engyon, la città cretese delle Dee Madri, che Diodoro pone a 18 km circa da Agira;
- Herbita, città sicula che seppe resistere all’assedio del tiranno Dionisio, il cui principe Arconide II fondò la città di Halesa;
- Imachara, città pre-greca, ricordata da Cicerone nelle Verrine come centro ricco di campagne fertili.
Ma, indipendentemente da queste ipotesi, l`origine più probabile è quella bizantina dell`Isola.
Nella seconda metà dell`VIII secolo, sotto il regno di Leone III Isaurico (675-741 d.C.), vennero emanati una serie di editti per eliminare il culto delle immagini sacre (iconoclastia): con il primo editto imperiale, del 726 d.C., venne imposta la distruzione delle icone e ciò condusse a una rivolta dei difensori del culto delle immagini (i cosidetti iconoduli); ma l’imperatore reagì perpetrando una terribile persecuzione verso quei monaci che non accettarono l’imposizione. Si assistette così ad un imponente trasferimento di greci-bizantini verso l’Italia del Sud e verso la Sicilia in particolare.
Come conseguenza, in Sicilia, diversi borghi vennero occupati o edificati da nuclei di stratioti (soldati-monaci-contadini) bizantini che, una volta giunti nell’Isola, non di rado denominarono il loro nuovo insediamento con il nome del luogo di provenienza; si può allora ipotizzare che, intorno all’VIII secolo d.C., stratioti bizantini, per difendersi dalle incursioni costiere arabe, innalzarono una roccaforte nell`attuale Monte San Giorgio, intorno alla quale si rifugiarono popolazioni cristiane, dando origine ad un borgo che costituì il primo nucleo della futura città di Nicosia.
E se ipotizziamo che il novello borgo venne abitato da fuggitivi di Cipro provenienti dalla capitale Neycosia o Leucosia, possiamo supporre che essi denominarono il borgo Nicosaion, toponimo poi trasformato dagli arabi in Niqusîn.