Monti Sambughetti-Campanito
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La Riserva Naturale Orientata Sambughetti-Campanito, che conta di 2358 Ha di superficie, la più estesa della Provincia di Enna, è stata istituita con Decreto n° 85 del 2000 ed è affidata in gestione al Dipartimento Regionale Azienda Foreste Demaniali.
La dislocazione dell’area é quasi interamente nelle parti sommitale delle pendici dei monti Sambughetti (1559 metri s.l.m.) e Campanito (1512 metri s.l.m.); quest’ultimo spicca per la sua guglia quarzarenitica.
Altre emergenze montuose sono costituite da Monte Graffagna (m. 1422), monte Trippaturi (m. 1451, Portella Pantano (m. 1274) e monte S. Martino (m. 1204).
Il massiccio montuoso forma una dorsale parallela ai monti Nebrodi, che terminano con le alture poste attorno Mistretta e degradano leggermente verso l`area di Castel di Lucio e San Mauro Castelverde ove la catena si innalza nuovamente per formare le Madonie.
Il complesso Campanito-Sambughetti segna in definitiva il luogo dove terminano i Nebrodi e dove iniziano le Madonie.
La riserva presenta un`ampia varietà di ambienti, quali il Bosco della Giumenta, la Sughereta di Monte Coniglio, i "tre laghetti del Campanito”, nonché i pascoli di C/da S. Martino.
In merito alla flora, nella parte alta della riserva è presente il faggio, mentre scendendo verso le quote più basse si osserva il cerro, la roverella, l`acero oppio e il castagno; nella zona dei laghetti troviamo il salice rosso, i pioppi neri, i pioppi tremuli, la menta d`acqua, il giunco comune e il salice pedicellato.
I tre laghetti del Campanito sono invasi naturali che si sono creati in corrispondenza di una contropendenza argillosa; il più grande di essi, posto a m. 1257 slm, presenta un diametro di circa m 100 ed una profondità di m 3-4, è posto a valle dell’omonimo monte ed è dominato dalla bella mole rocciosa della Rocca Campanito.
In estate i laghetti si ricoprono del verde della lenticchia d’acqua e delle fioriture di ranuncolo e di potamogeton, mentre in inverno la superficie ghiaccia creando un paesaggio dai toni tipicamente alpini.
La presenza dell`uomo e la secolare transumanza è documentata dai resti della trazzera regia che attraversava l`area di monte Coniglio-Sugarita, e dalla "Grotta dei Nivaruli" roccione scavato a mano, per ottenere una calda abitazione per gli uomini che salivano sulla montagna per la raccolta della neve; accanto alla grotta si possono osservare i grandi cerchi di pietrame che un tempo servivano per coprire i cumuli di neve che in estate avrebbero garantito la provvista di ghiaccio ai paesi a valle: si tratta delle cosiddette "Fosse della neve", che testimoniano l`antico lavoro invernale dei raccoglitori di neve, prima fase della filiera dei gelati siciliani.
Sulla cima di Rocca Campanito, col tramite di una scala intagliata nella quarzarenite, si accede ai resti di una antica postazione militare per il controllo dell`area, di probabile costruzione araba o addirittura bizantina.
Sotto il Monte Campanito, nell`area di "Piano della chiesa", ci sono i resti di un acquedotto medievale, un abbeveratoio del 1790 e una casetta di filtro per le acque che vanno verso la città.
Sul torrente Calogno si osservano invece abitazioni trogloditiche, anche a più vani e a più piani.
Tutta la zona della riserva è particolarmente ricca di funghi che richiama raccoglitori sia professionisti che improvvisati.
In questi ambienti vive anche una fauna ricca di specie: la testuggine palustre siciliana, diversi anfibi, la biscia, la martora, il gatto selvatico, il picchio rosso maggiore, la poiana, falchi ed altro.