
Il Lunedì dell’Angelo a Nicosia si festeggia, nell’omonimo quartiere, l’Arcangelo San Michele, mentre la “Pasquetta” viene fatta il giorno seguente (il cosiddetto Martedì dell’Itria).
La mattina del lunedì dell`Angelo, la festività inizia nella chieda di S. Michele con la messa del Vescovo e col precetto per i confrati di S. Michele e del SS.mo S. Michele (prima e più antica confraternita di Nicosia, le cui origini sono datate all’anno 1539): i confrati, con l’abito tipico e con una corona di spine sul capo, ricevono la comunione e poi vanno tutti in oratorio “po sguazzo”: si mangiano biscotti e zuccherini bagnati nel vino e, ... ndarria S. Mechele, se mangeno latuche e fenoghje paisae e se giuga e ciappoe.
Quindi viene portato in processione la statua di San Michele (opera secentesca del nicosiano Stefano Li Volsi), dai cui piedi nel passato uscivano un gruppo di contadini vestiti da diavoli, con pelli di capre nere e maschere nere: essi raffiguravano il diavolo che il santo tiene sotto i piedi e, portando “corbedde” con la paglia che ogni tanto accendevano, affumicando la gente intorno, suscitavano la vera gioia dei bambini e anche dei grandi; spaventati dalla figura del santo, “i diavoli dell`inferno” scappavano incalzati dall`Arcangelo che brandisce una lunga spada.
Nel traggitto della processione vengono posizionati dei nastri colorati detti “Trenzadore” e degli archi di alloro con aranece pendenti, retaggio di antichi culti pagani.
Durante la raccolta per la festa, ai questuanti sono state promesse le oche per la … ntena: (poi sostituite da polli e conigli): un oca di stoffa in passato veniva attaccata ad una fune posta in alto di traverso sulla via S. Michele, proprio nei pressi della chiesa, e doveva essere toccata con le mani o con la spada dai cavalieri vestiti di tutto punto e su asini, muli o cavalli bardati a festa: chi riusciva a toccare l’oca riceveva in premio la posta; chi non vi riusciva doveva fare un nuovo giro, aspettare il turno e poi ritentare. I ragazzi cavalieri si esibivano in spettacoli di equilibrio ed altro, facendo divertire la popolazione. Anche per loro che poi facevano “a carcascedda” e toccavano l’oca di stoffa, c’erano quelle vere che servivano per una grossa mangiata e una più grossa bevuta.