
Il peculiare dialetto nicosiano, conosciuto come “gallo-italico” di derivazione dalla “parlata franco-lombarda” del Monferrato, è da far risalire alla colonizzazione lombarda del nostro paese durante la dominazione normanna: le colonie lombarde vennero in Sicilia, e a Nicosia, al seguito di Adelaide del Monferrato con il Conte Ruggero.
Il nicosiano Mariano La Via, dal 1885 al 1887 tirò fuori i primi documenti del vernacolo nicosiano: proverbi, novelle, giuochi ed usi popolari, cui seguì, nel 1891, "Motteggi popolari nicosiani e sperlinghesi", contenenti alquanti motti vernacoli satirici e burleschi, che sono stati in parte riprodotti, insieme con altri nuovi, nella pubblicazione "Rivalità e lotte tra Mariani e Nicoletti in Nicosia di Sicilia".
La tradizione letteraria fu ripresa dal farmacista locale Carmelo La Giglia che, con i suoi personaggi (dal vecchio arzillo al giovane gagà, dal fannullone donnaiolo all`instancabile lavoratore, dallo scienziato in errore all`ingegnere presuntuoso), ha rappresentato uno spaccato della Nicosia di fine Ottocento e inizio Novecento.
Nel 1920, Angelo Barbato pubblicò “I Lombardi di Sicilia nel XII secolo”, facendo il punto sulle conoscenze riguardanti la storia della Nicosia lombarda.
Più recentemente, il prof. Nicolò Messina riporta alla luce, pubblicandoli, gli scritti del suddetto La Giglia, altrimenti destinati all’oblìo, e occupa gran parte della sua vita a cercare di realizzare un vocabolario del dialetto gallo italico che, per quanto io ne sappia, è già stato ultimato ma non pubblicato.
Lo studio e gli approfondimenti dell’argomento, ai giorni nostri, hanno visto come protagonisti il prof. Sigismundo Castrogiovanni (autore di numerose raccolte riguardanti racconti e favole in dialetto della sua tanto amata Nicosia) e il prof. Trovato, attualmente la massima autorità in materia, essendo fra l’altro responsabile del Progetto gallo-italico dell’Università di Catania.