Monte S. Giorgio è la rocca più alta della città, occupata nel suo punto più alto dai ruderi dell`antico castello. La sua scarpata rocciosa è cosparsa di grotte scavate nella roccia: si tratta di tombe antichissime, preelleniche la maggior parte, anche se riutilizzate in epoche successive, che documentano anche a Nicosia l`antico fenomeno del trogloditismo. Sul versante occidentale, sotto i ruderi del castello, si trova un grande anfratto dove la natura ha scavato una fonte che nelle annate piovose si riempie d’acqua: l’anfratto, per tradizione, è chiamato «fonte dell’acqua delle arance», in riferimento alla presenza di granchi di acqua dolce (in siciliano detti aranci). Sul versante settentrionale, un viottolo introduce ad un sito in cui sono scavati pozzi, cunicoli per la raccolta delle acque e buche atte a lavare indumenti; uno di questi cunicoli immette in una grotta sottostante, a tre vani, dove sono ricavati dalla roccia una trentina di giacigli: si potrebbe pensare ad una serie di tombe, ma è più credibile che si tratti di una prigione, come fanno pensare delle boccole, allocate accanto a ciascun giaciglio, per legarvi i prigionieri.