Dialetto greco a Nicosia (da un articolo del prof. Nicolò Messina sull’Eco dei Monti)
Nel dialetto nicosiano, lo strato principale della lingua è quello della parlata franco-lombarda, della quale conserviamo moltissime parole e la fonetica; ma certamente essa non fu la prima a risuonare ab origine, in quanto si sovrappose ad altre parlate pre-esistenti, come quella greco-bizantina.
Infatti, la possibile origine bizantina di Nicosia si riflette in alcune parole greche che fanno parte del gergo pastorale e che costituiscono il substrato più antico del nostro dialetto, soprattutto quello agricolo-popolare (forse perché i bizantini esercitavano prevalentemente la pastorizia come genere di vita).
I monosillabi "iò" e "èia" corrispondono esattamente ad altre due parole greche (stesso suono e stesso accento): in greco "iò" è una voce di richiamo, e i nostri contadini con questa voce richiamano il maiale; invece "èia" è in greco sia una voce di richiamo (e i nostri pastori così richiamano i vitelli) che un grido di incitamento (di cui il famoso eià, eià, alalà), e i nostri pastori con tale grido spingono le mandrie (l`accento in tal caso viene spostato sull`ultima vocale, e ciò per il tono esortativo o di comando: eià !).
I due monosillabi sono comini a tutti i pastori della nostra zona, oltre alla quale non si incontrano.
Inoltre comunissima è l`esclamazione di dolore "aiài", che corrisponde esattamente ad una esclamazione di dolore greca.
E ancora, in greco il verbo "bastazo" significa "caricare pesi", e in nicosiano "bastaso" significa "facchino" (caricatore di pesi), ma anche "sporcaccione" (come in greco).
Infine in greco "trèpo" significa appunto "correre volgendosi qua e là", mentre dai contadini nicosiani tale verbo significa l`atto dell`agnello che gioca, correndo qua e là.