L`emigrazione nicosiana nelle Americhe iniziò inorno al 1882 e il pioniere fu tale Francesco Messina (inteso Ciccarelli) che, all`età di 30 anni, ebbe il coraggio di varcare, primo fra i Nicosiani, l`oceano.
Fra il 1886 e il 1894 emigrarono in America 2.627 nicosiani, mentre fra il 1895 e il 1907 il loro numero salì vertiginosamente fino a 8.755: vi erano mogli chiamate dai mariti, genitori che andavano ad abbracciare i figli e i nipotini, e giovani chiamati dagli amici.
Con il povero contadino emigrava anche l`artigiano, il nullafacente e il nullatenente, e talvolta anche il piccolo proprietario che sperava di migliorare la propria condizione economica. Il fenomeno interessava marginalmente il borghese e l`agiato operaio: solo in pochi casi ciò avvenne, e spesso tale classe sociale più che dal bisogno veniva attratta dai falsi miraggi di una società opulenta, alimentati da una pubblicità tambureggiante e da poco scrupolosi amici.
La destinazione della maggior parte degli emigrati nicosiani furono i paesi del Nord America, ed in particolare essi si concentrarono nelle città di New York e Chicago, anche se altre più piccole colonie erano presenti a Boston, Washington, Norfolk, Philadelphia e Hoboken.
Gli emigrati nicosiani, così coma la maggior parte di quelli italiani, si concentrano soprattutto a New York, nella penisola di Manatthan in Mulberry Street (Little Italy); sin dalla fine dell`Ottocento vi giungono in frotte, richiamati da parenti ed amici, e vivono inizialmente in grandi agglomerati di case misere a più piani, in grande promiscuità. Poi pian piano iniziano a spostarsi verso Brooklyn, al di là dell`Hudson River, dove si forma nell`arco di un decennio la più importante comunità italiana d`America.
A Little Italy domina la "Mano nera", che controlla il mercato del lavoro e impone tangenti a coloro che si sono costruiti una piccola attività commerciale.
Gli emigrati nicosiani inizialmente accettarono qualsiasi umile e pesante lavoro, pur di non maneggiare più la zappa; la loro ambizione fu quella di emanciparsi e di progredire socialmente e, dopo aver appreso la lingua del paese, studiato i suoi costumi e messo da parte qualche gruzzoletto, in pochi anni da garzone essi divennero proprietari (boss) di negozi, magazzini, sartorie, bar, trattorie e saloni, sia neiu quartieri aristocratici che nei rioni popolari. E non mancarono coloro che, dopo una vita di stenti e privazioni, messi da parte i loro sudati risparmi ed abbandonato il loro mestiere originario, si dedicarono al commercio e alle industrie.
I figli di questi onesti operai iniziarono a frequentare le scuole pubbliche e gli atenei dove alcuni si laurearono, diventando poi ottimi professionisti. Alcuni di loro iniziarono anche a coprire posti consoderevoli negli uffici cittadini, nello Stato, nel Parlamento e nella Magistratura.